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venerdì 8 luglio 2011

La Chiesa che sa abbracciare tutti!

Nel percorrere la parabola evangelica del seminatore, rimane evidente la grande speranza che anima l’agire di Dio, che non si preoccupa di “classificare” eventi e persone, ma li attraversa con il passo deciso della Grazia, rendendoli fecondi. E forse in ogni azione pastorale è bene partire da questo: non esistono categorie e problemi, ma eventi, storie e persone, abitati dall’amore del Padre.
Allo stesso modo non è conveniente catalogare i lontani e i vicini, gli indifferenti, gli avversari, i convinti e i mansueti. Piuttosto mantenere la consapevolezza lucida delle mie distanze e dei miei contatti, della mia indifferenza e della mia generosità, della resistenza e dell’abbandono, del mio desiderio di felicità e della fatica per raggiungerla, del senso svelato e delle domande che ancora emergono irrisolte.
“Siamo solo noi!”, cantava Vasco Rossi. Ed è con noi stessi, prima che con gli altri, che dobbiamo fare i conti e misurare le responsabilità. Siamo solo noi il luogo delle inquietudini e delle incoerenze. Siamo solo noi capaci di rendere meravigliosa questa storia.
Mi piace una Chiesa che invece di giudicare e insegnare, prima di tutto sia capace di accogliere, di attrarre, di educare attraverso l'entusiasmo, di far star bene, di accompagnare chiunque e di abbracciare tutti. E dopo il resto.
(tratto da Dino Pirri, Dalla sacrestia a Gerico, ed Ave)

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