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A breve il blog sarà trasferito su www.appuntidiunpellegrino.it

domenica 31 luglio 2011

Tutti belli!

Scrive san Paolo ai cristiani di Corinto: "Ecco, è la terza volta che sto per venire da voi, e non vi sarò di peso, perché non cerco i vostri beni, ma voi". (2Cor 12,14)

Mi piace questa distinzione tra i beni (l'utile, il conveniente, l'abilità, la competenza, quello che puoi fare per me...) e la persona. Non mi interessano quello che fai, come pensi, dove vai, a cosa mi servi. Mi interessi tu! La tua felicità, la tua pace, la tua realizzazione piena. "Non cerco i vostri beni, ma voi".
Oggi ho provato a dialogare con una persona, la quale senza neppure guardarmi in faccia mi ha liquidato in un attimo. Poi ha saputo che ero prete e responsabile del gruppo: non mi ha più mollato! Ma anche io una volta ho anticipato un albanese, dicendogli che non avevo soldi da dargli e che sarebbe dovuto andare alla Caritas. Ma lui era venuto a chiedere informazioni per il battesimo della sua bambina.
Troppo spesso il ruolo o la funzione, ci negano di conoscere la verità di ogni persona. Ma per fortuna Gesù ci ricorda che siamo tutti figli dell'unico Padre. Il suo amore per noi è il Massimo Comune Denominatore: garanzia e fonte del valore e della dignità di ogni uomo e di ogni donna.
Signore Gesù! Aiutami ad accogliere, amare, servire ogni persona che incontro sul mio cammino. Come Tu fai con me e con tutti.

sabato 30 luglio 2011

Un po' stranieri e un po' pellegrini

In questi giorni ho trascurato queste pagine. Riprendo i contatti proponendo un testo di un anonimo autore cristiano dei primi secoli (La lettera a Diogneto). Mi sta facendo compagnia in questi giorni e desidero condividerla con tutti. Prometto però che riprenderò a scrivere con una certa regolarità.

I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio.

venerdì 8 luglio 2011

La Chiesa che sa abbracciare tutti!

Nel percorrere la parabola evangelica del seminatore, rimane evidente la grande speranza che anima l’agire di Dio, che non si preoccupa di “classificare” eventi e persone, ma li attraversa con il passo deciso della Grazia, rendendoli fecondi. E forse in ogni azione pastorale è bene partire da questo: non esistono categorie e problemi, ma eventi, storie e persone, abitati dall’amore del Padre.
Allo stesso modo non è conveniente catalogare i lontani e i vicini, gli indifferenti, gli avversari, i convinti e i mansueti. Piuttosto mantenere la consapevolezza lucida delle mie distanze e dei miei contatti, della mia indifferenza e della mia generosità, della resistenza e dell’abbandono, del mio desiderio di felicità e della fatica per raggiungerla, del senso svelato e delle domande che ancora emergono irrisolte.
“Siamo solo noi!”, cantava Vasco Rossi. Ed è con noi stessi, prima che con gli altri, che dobbiamo fare i conti e misurare le responsabilità. Siamo solo noi il luogo delle inquietudini e delle incoerenze. Siamo solo noi capaci di rendere meravigliosa questa storia.
Mi piace una Chiesa che invece di giudicare e insegnare, prima di tutto sia capace di accogliere, di attrarre, di educare attraverso l'entusiasmo, di far star bene, di accompagnare chiunque e di abbracciare tutti. E dopo il resto.
(tratto da Dino Pirri, Dalla sacrestia a Gerico, ed Ave)

venerdì 1 luglio 2011

TRE ANNI FA

Non sono stato molto fedele al blog in questi giorni. Eppure di pensieri ne ho avuti tanti. Ma non il tempo di lasciarli sedimentare per poterli comunicare a parole. Una cosa però voglio condividerla: esattamente 3 anni fa cominciavo a percorrere il Cammino verso Santiago. Il mio pensiero va innanzitutto a Sara, Giovanni, Cristina, Cinzia e Silvia. I primi passi li ho incrociati con loro. E ancora continuiamo a camminare insieme..... insieme a tanti altri incontrati, accolti e lasciati andare lungo quei indimenticabili 800 Km e passa.