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giovedì 5 aprile 2012

La Cena del Signore e i DESIDERI di Dio

Oggi, con l'eucaristia della "Cena del Signore", termina il cammino quaresimale e cominciano a dipanarsi i tre giorni della festa di Pasqua, il cui canto si protrarrà fino all’alba della domenica di Risurrezione.
«In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».
In una cena è condensata mirabilmente l’esperienza di un popolo. Anzi, del popolo che il Signore ha costituito. L’esperienza di un lungo e faticoso, e forse mai del tutto compiuto, camminare, dalla schiavitù alla libertà, dalla morte alla vita, dalla marginalità alla terra promessa. Tuttavia senza lasciar cadere il ricordo della schiavitù, il pericolo di ricadere nella morte e la consapevolezza della precarietà e inadeguatezza davanti alla compiuta onnipotenza di Dio.
La memoria del Signore che passa e trasforma la notte in una festa. Gesù confida ai suoi discepoli di aver desiderato ardentemente di fare quella Pasqua. E allora scopriamo un lato forse inedito di Gesù, e quindi di Dio: il desiderio. Dio desidera, sogna, fa progetti. E lo fa con ardore.
Qual è il desiderio di Dio? Cosa desidera ardentemente per noi oggi? Mentre nelle chiese di tutto il mondo ripetiamo i gesti e le parole di Gesù: «nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me"». Qual è il progetto di Dio, il suo desiderio del cuore, il suo sogno più caro?
La risposta è sviluppata in tutta la narrazione biblica, nella vita reale di un popolo. Ma nella sera dell'ultima Cena è anche condensata nelle mani piene di amore e sollecitudine di Gesù. Che spezza il suo Corpo, offre il suo Sangue e lava i piedi dei suoi fratelli. 

Dio desidera una creazione pulita, cioè bella; e una umanità riconciliata, cioè felice. I desideri di Dio non sono le leggi fisiche a cui la natura è sottomessa, ma l’amore con cui le sue dita hanno plasmato ogni cosa e la bellezza che ogni cosa custodisce. Così i desideri di Dio sull’umanità non sono costituiti dai comandamenti, ma dalla premura discreta di colui che ci sta accanto, come un servo, perché possiamo continuare il cammino.
E in questa memoria scopriamo che bellezza e felicità devono essere anche i nostri desideri. E l’amore il principio di qualsiasi relazione. Questo desiderio di bellezza e felicità, messi in atto dall’amore, ci spiazzano e ci lasciano pieni di stupore, come quella insolita lavanda dei piedi. Avremmo accettato facilmente un Dio che venisse a dettarci le regole del creato e i comandamenti della fede, indicandoci i nostri errori, puntando il dito sui peccati. E invece ci è chiesto di accettare l’invito alla mensa del Signore che svela la bellezza che è in ogni persona, la felicità che è già possibile. Il Signore che ripete ancora che vale la pena dare la vita per me, e per tutti! Che non si stanca della nostra compagnia, che non si vergogna delle nostre meschinità.

«Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me". Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga». 
Quel calice segna il compimento di ogni promessa antica e la spinta ad entrare definitivamente nell’alleanza nuova. E mentre contemplando i fiori primaverili, ci disponiamo a godere dei frutti certi dell’estate, avviciniamoci alla mensa. Con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano, poiché non siamo i padroni, ma gli ospitati, insieme a tanti nostri fratelli e sorelle che attendono la nostra carità.
In fretta, come Maria. È la Pasqua del Signore!

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